Fast track chirurgia mini invasiva spiegata dal Dott. Michele Massaro

fast track chirurgia

Avrete sicuramente sentito parlare di chirurgia mini invasiva, un po’ meno di Fast Track Surgery, protocollo strettamente collegato all’attuale tecnica più avanzata d’impianto protesi ginocchio e anca: a tu per tu con il dr. Michele Massaro, abbiamo voluto saperne di più sul percorso Fast Track per le lettrici e i lettori di Vivo con benessere.

Dott. Massaro Fast track cosa è per i non addetti ai lavori?

Fast (rapido) track (percorso) è un termine che suggerisce facilmente l’idea di tempi rapidi di ospedalizzazione: a questa idea, però, conseguono altri benefici in ambito sanitario. Sono gli stessi benefici che caratterizzano la chirurgia mini invasiva, tecnica sofisticata sviluppata all’inizio degli anni ’70 che, negli ultimi anni, sta dando i suoi buoni frutti anche in Italia. E’ una chirurgia avanzata che si avvale di protesi e strumenti ridotti, meno ingombranti, realizzati con materiali evoluti come la ceramica, il polietilene, il titanio.

La prima domanda che abbiamo posto al dr. Massaro, specialista in Ortopedia e Traumatologia ed esperto nel campo della chirurgia mini invasiva, è: “Quali sono i benefici della chirurgia mini invasiva Fast Track?”. Ecco la sua risposta, nel paragrafo seguente.

Dott. Massaro quali sono I punti di forza del Fast TrackFast track chirurgia mini invasiva

La chirurgia mini invasiva Fast Track segue un percorso non solo rapido ma in grado di assicurare benefici sia al paziente sia alla sistema sanitario.

I suoi punti di forza sono:

  • Tempi ridotti di ospedalizzazione, ovvero di ricovero;

  • Esperienza chirurgica meno traumatica per almeno 5 buoni motivi: incisione ridotta, sanguinamento ridotto sia durante sia dopo l’operazione, minore dissezione e maggiore salvaguardia dei tessuti molli, maggior controllo del dolore post-operatorio, minori complicanze;

  • Tempi di riabilitazione e recupero più rapidi;

  • Costi sanitari ridotti visto che “il tempo è denaro” con conseguente risparmio sulle risorse finanziarie.

In due parole, una rivoluzione. Rivoluzione che ha rappresentato una svolta a metà degli anni ’90, quando il chirurgo danese Henrik Kehlet sviluppò il protocollo Fast Track.

Un protocollo innovativo – reso possibile dalla chirurgia mini invasiva per l’intervento ‘lampo’ di protesi ginocchio/anca – che ha permesso di ridurre la degenza in ospedale a soli 2-3 giorni. Un sistema che, oltretutto, consente al paziente di camminare lo stesso giorno dell’intervento e di fare le scale il giorno dopo. Una rivoluzione sull’intero processo operatorio (prima, durante e dopo) che fa bene tanto alla ‘salute’ sanitaria (pubblica o privata) quanto a quella del paziente operato.

Ridurre i tempi di permanenza ospedaliera di circa un terzo rispetto al passato significa non soltanto un sollievo per il paziente operato ma anche liste d’attesa ridotte quasi a zero.

Tempi ridotti combinati, comunque sia, con una qualità del servizio ed un’efficienza di elevato livello, tipica della chirurgia mini invasiva.

Dott. Massaro quale è il vantaggio rispetto ad altro metodo ?

Il vantaggio principale è il risparmio di tempo, stress , dolore e denaro. Questa è la vera rivoluzione del Fast Track

L’impianto di protesi ginocchio/anca rappresenta uno dei più frequenti interventi chirurgici eseguiti in Italia, tanto nelle strutture pubbliche quanto in quelle private. Di solito, il ricovero dura 7-8 giorni. Adottando il percorso Fast Track i tempi di degenza si riducono a 2-3 giorni. Una bella differenza che va ad incidere positivamente sia sulla riduzione di stress operatorio e disagio post-operatorio per il paziente (quindi, sui tempi di recupero) sia sul grande risparmio per il sistema sanitario. L’abbiamo già detto, ma ripetiamolo perché è importante.

Il percorso Fast Track, ampiamente praticato in Nord Europa e Nord America, è caratterizzato anche da un diverso approccio del chirurgo con il paziente, che viene preparato ed educato a superare velocemente l’intervento. Il superamento ed il recupero veloce è facilitato, ovviamente, dalla tecnica meno aggressiva, dall’incisione ridotta e dal rispetto per muscoli ed ossa in fase d’intervento, dal controllo ottimizzato delle perdite ematiche e del dolore/gonfiore. I tempi ridotti di riabilitazione, in questo modo, risultano una diretta conseguenza della tecnica ‘meno’ invasiva.

Ciò che viene definito da anni il ‘futuro’ nella chirurgia mini invasiva per l’impianto di protesi ginocchio/anca è già realtà: i vantaggi sono innegabili, ciò che serve ora è diffondere il percorso, far conoscere il più possibile i sistemi di recupero rapido del Fast Track a largo raggio per il bene del sistema sanitario e dei pazienti.

Dott Massaro cosa intende con recupero “felice” dei suoi pazienti?

Dai risultati pubblicati sul volume GIOT della società italiana di chirurgia ortopedica e dal resoconto di diverse strutture che hanno adottato il percorso Fast Track, è indubbio il successo di questo sistema. Sono soprattutto i pazienti più anziani a beneficiare della cosiddetta mobilizzazione precoce. I dati raccolti ed analizzati di pazienti operati con questo protocollo riportano notevoli miglioramenti su tutti i parametri.

Il dr. Michele Massaro conferma e ci racconta le reazioni dei pazienti, subito dopo l’intervento.

I pazienti, dopo l’intervento, sorridono, non soffrono. I loro volti non sono tristi e nascosti dalle lenzuola come spesso capita di vedere nei reparti a seguito di un intervento di chirurgia ortopedica tradizionale. E’ questo il vero successo per chi, come me, opera da sempre ed ha sempre creduto nella chirurgia mini invasiva Fast Track”.

In realtà, non si dovrebbe parlare di recupero nel senso più classico del termine ma di mantenere nel miglior modo possibile il livello funzionale della persona operata. Sarà il paziente il vero protagonista del suo recupero aiutato dalla figura importante del terapista impegnato ad ‘educare’ alla stregua di un coach anche i suoi familiari o le persone che gli staranno vicino e che lo stimoleranno in fase di ripresa post-operatoria”.

I pazienti non hanno bisogno di trasfusioni, controllano bene il dolore post-operatorio, i risultati sono nettamente superiori rispetto ai protocolli standard. Si riducono conseguenze, eventi avversi, rischi di lussazione ed è possibile eseguire anche interventi per impianti bilaterali (ad entrambi gli arti inferiori), bifocali anca+ginocchio simultaneamente riducendo ancor di più i tempi di degenza e recupero”.

Ad accelerare ulteriormente il recupero del paziente è il Game Ready, l’utilizzo della Criocompressione, dispositivo che evita il rischio di flogosi spegnendo all’istante il ‘fuoco’ generato dal movimento di un’articolazione appena operata. Questa apparecchiatura, enormemente più utile della tradizionale borsa del ghiaccio, evita anche un’eccessiva assunzione di farmaci.

Osservo i sorrisi dei pazienti, il loro ‘recupero felice’ e penso che un’evoluzione del genere è stata resa possibile da un radicale cambiamento di mentalità in ambito chirurgico” ammette il dottor Michele Massaro.

Un cambio di tecnica dovuto ad un cambio di mentalità in ambito chirurgico

In effetti, il percorso Fast Track altro non è che un nuovo modo di pensare la chirurgia.

Non è, certamente, un modo sbrigativo per mandar via il paziente prima possibile dall’ospedale ma un sistema intelligente e di elevata qualità ed efficienza per ottimizzare i tre momenti pre-operatorio, operatorio e post-operatorio a tutto vantaggio del benessere psico-fisico del paziente.

Il segreto sta in un cambiamento della tecnica anestesiologica e pre-operatoria. E’ crollata tutta una serie di principi che, nel corso degli anni, la chirurgia aveva costruito” spiega il dr. Massaro.

E’ stato un netto cambiamento di mentalità che ha portato ad un cambio di tecnica chirurgica. Tutto questo ha richiesto studio, una formazione continua del personale, una specifica riorganizzazione.

Fase pre-operatoria

Il paziente viene preparato e, allo stesso tempo, informato sulle procedure chirurgiche ed anestesiologiche. Punta a dare consigli anche di tipo educativo, tra cui diminuire se non astenersi del tutto dal fumo e dall’alcol, seguire una dieta sana. Il digiuno pre-operatorio dalla mezzanotte del giorno precedente è stato in buona parte superato per garantire un ottimale stato metabolico/nutrizionale.

Fase intra-operatoria
 Include la preparazione del paziente all’anestesia, il monitoraggio anestesiologico, il controllo del dolore post-operatorio attraverso un’analgesia loco-regionale con blocco selettivo dei nervi. In tal modo, si riducono le richieste di oppiacei, episodi di nausea e vomito dopo l’intervento. In sostanza, si adottano tutti gli accorgimenti metodici volti a ridurre lo stress chirurgico.

Fase post-operatoria

Dimostra un netto cambiamento del concetto stesso di assistenza infermieristica e medica. Questa fase ha come obiettivo un recupero sicuro e rapido con la gestione senza morfina del dolore. A tal scopo, è fondamentale che il paziente si alzi il giorno stesso dell’intervento (entro le 6 ore successive all’operazione) allo scopo di prevenire complicanze respiratorie e cardiocircolatorie. E’ stata abbandonata la pratica del digiuno per favorire il rapido ripristino della funzione intestinale e la riduzione dei tempi di degenza in ospedale.

Dimensioni e materiali delle protesi mini invasive

La chirurgia mini invasiva Fast Track ha avuto un’evoluzione rapida negli ultimi 5-6 anni grazie anche alle dimensioni ridotte delle protesi ed all’utilizzo di materiali sempre più all’avanguardia (ceramica-ceramica, polietilene con vitamina E, tantalio, titanio), sicuri, di qualità, che durano nel tempo. Una protesi mini-invasiva, mediamente, dura 20-25 anni: in certi casi, resiste anche di più (30 anni), tutto dipende dalle sollecitazioni a cui il paziente sottopone il suo arto e la protesi negli anni, dopo l’intervento.

Facciamo un’ultima domanda al dr. Michele Massaro: “Le procedure Fast Track Surgery (FTS, percorso veloce in chirurgia) o Enhanced Recovery After Surgery (ERAS, degenza veloce dopo chirurgia) rappresentano il futuro della chirurgia mini invasiva?”.

Non esattamente, visto che sono già realtà” conclude Massaro.

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